A poco più di un anno dall’inizio della fortunata avventura della sua riedizione, di cui questo giornale ha seguito con affetto e con attenzione le fasi salienti, “Il libro dell'isola di Pantelleria" può riservare ancora qualche sorpresa agli amanti dell’isola, dei suoi luoghi, della sua storia e della sua cultura. Una volta esaurita brillantemente la prima tiratura di mille copie, pur nella limitata distribuzione quasi esclusivamente circoscritta all’isola di Pantelleria, una nuova sfida attende l’opera più importante del notaio Angelo D’Aietti. Artefice ne è ancora una volta Giuseppe d’Aietti, curatore ed editore di questa importante operazione, che ha restituito a panteschi e “forestieri” amanti dell’isola l’opera-simbolo di una Pantelleria non solo località vacanziera per amanti del suo mare cristallino e delle sue rocce infuocate, ma luogo dell’anima, da apprezzare anche nel silenzio del suo entroterra, nella suggestione delle tracce dei suoi primi abitatori, nei suoni del suo dialetto e dei suoi toponimi dal sapore arabo, nelle immagini in bianco e nero della Pantelleria del passato, con i suoi luoghi e volti spesso perduti nel tempo. Lo spunto di partenza è stata l’idea di affrontare questa dell’anno 2009 non come una semplice ristampa, meramente ripropositiva della pur apprezzata edizione dell’anno scorso, ma di ricercare ancora quei margini di miglioramento che potessero rendere il libro semplicemente più bello e completo, o anche commercialmente più interessante. E così, pur partendo dal testo integrale riconsegnato ai lettori attraverso la minuziosa opera di ricostituzione della stesura originale, e senza sacrificarne una riga, soluzioni tecniche più meditate hanno consentito di alleggerire la “mole” del volume, talora ritenuto troppo ponderoso per trovare spazio tra i bagagli del ritorno in città, o comunque per affrontare l’insensibilità dei vettori aerei, sempre pronti - bilancia alla mano - a criticare l’eccessivo peso delle nostre valigie. Sul fronte delle immagini, è stata ancora migliorata la resa delle foto, con un restauro più accurato di alcuni fotogrammi e con una stampa più sofisticata ed intensa, capace di dare ulteriore risalto alle sfumature del bianco e nero… ma a questo punto perché non aggiungere qualche nuova immagine, non ancora disponibile al tempo della passata edizione, ma certamente meritevole di trovare spazio nel libro e nella memoria dei suoi lettori? Alla già corposa sequenza di scatti contenuta nel volume se ne aggiungono così una trentina di nuovi, tra cui la preziosa foto del matrimonio a cavallo (protagonista del bell’articolo “La memoria di Oreste”, scritto per Pantelleria Internet da Giuseppe D’Aietti lo scorso inverno); la possente figura di “Peppe ‘a Fonza”, ultimo mandriano di una generazione ormai estinta; l’evocativa immagine della mano contadina solcata dai segni della fatica nei campi; ed ancora la forza del mare, con la sua collera immortalata nel tragico spettacolo del naufragio, ed il suo essere allo stesso tempo fonte di vita e prosperità, come nelle varie scene di pesca. Inoltre - particolare forse prosaico, ma per nulla trascurabile in un periodo di crisi come quello che tutti attraversiamo - anche il prezzo è stato ritoccato (per una volta al ribasso), grazie all’incoraggiante risultato di vendite della passata stagione e per venire incontro ad un mercato un po’ in affanno. Un’ultima novità davvero significativa è infine l’allestimento - ormai sostanzialmente completo - di un sito internet (http://www.daiettilibrodipantelleria.com), denso di notizie sull’opera e sul suo autore e corredato da un’ampia galleria fotografica. Il sito, ideato come ulteriore canale di conoscenza e di distribuzione de "Il libro dell'isola di Pantelleria", consente peraltro la spedizione dei volumi a domicilio per coloro che non possono accedere fisicamente ai punti vendita, ancora concentrati prevalentemente nell’isola di Pantelleria e nell’area geografica trapanese e palermitana. Insomma, Pantelleria ringrazia ancora Giuseppe D’Aietti, per incarnare non tanto un ruolo di mero custode della memoria e delle opere del padre Angelo, ma per aver dimostrato una volta in più di essere l’erede non solo anagrafico di quella ricerca e di quel totale coinvolgimento nell’isola che ha animato tutta la vita del Notaio D’Aietti, e che rappresenta evidentemente anche per lui una forte ed inesauribile passione, da vivere con quotidiana intensità e da far conoscere ed amare sempre più.
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